Le Età dell’Oro – Dongo – Sala d’Oro
Dal 30 luglio al 18 agosto, nella suggestiva Sala d’Oro del palazzo comunale di Dongo (Como), è allestita la mostra “Le Età dell’Oro”, a cura di Giammarco Puntelli, che da spazio a numerosi artisti moderni, Elisa Donetti, Tiziano Calcari, Italo Duranti e Mafalda Pegollo.
La mostra, ad entrata libera, è un interessante viaggio nell’animo umano, attraverso varie “frammenti di memorie, vite e racconti”, come dice anche lo stesso sottotitolo.
All’ingresso della sala ci accoglie un’intrigante scultura di Italo Duranti, chiamata “Dissolvenza”, raffigurante un uomo a cui mano diverse parti e sembra aggrapparsi al muro di fianco a lui per sorreggersi e non sparire del tutto. Come un quadro astratto che cerca la sua dimensione nel mondo.
Questo scultore sa usare la materia come pochi altri, con pochi, pochissimi mezzi.
Poco distante, sulla sinistra, vi sono i dipinti di Tiziano Calcari, dove l’astrattismo risalta ancora una volta, come se le figure non riuscissero ad emergere del tutto, soffocate o da vortici incredibili come in “Labirinto dell’anima”, in cui la persona sembra perdersi del tutto oppure come in “Forti Emozioni”, in cui sono appunto i sentimenti a farla da padrone, in particolare una forte malinconia.
Molto affascinante anche “Presenza sconosciuta” in cui un’ombra furtiva e ambigua cammina tra i sentieri di montagna, forse alla ricerca di requie, forse per spaventare qualcuno.
Un’altra emozione, quella più importante, l’amore è presente nelle belle raffigurazioni create da Elisa Donetti.
Spicca prima di tutto “Sentire il soffio della vita”, ove una fanciulla dorme in un soffice letto sospeso sopra la città, avvolta dal soffio del vento, che va muovere le nuvole.
Soffio del vento.
Soffio della vita.
Sempre una ragazzina è protagonista de “La stagione dell’amore” in cui coglie un frutto succoso da un albero, un cuore.
E di nuovo un filo tra cielo e terra aiuta un’altra giovane ad andare a riprendersi il cuore in “Sono andata a riprendermi il cuore”, come se i sentimenti fossero sempre tra questo e l’altro mondo.
Cosa che non può non far pensare a quando ne “L’Orlando Furioso” si dovette andare sulla Luna per andare a riprendere il senno di Orlando.
Altre sculture di Duranti sono collocate in vari punti della sala, tra cui “Alba nuova”, ove un uomo piegato indietro prova a rialzarsi.
Senza dimenticare il suggestivo “Genesi” in cui possiamo assistere alla nascita di un uomo e sembra essere proprio la terra che lo avvolge a farlo nascere.
Chiaro riferimento alla genesi biblica.
Ancora l’amore è al centro delle opere di Mafalda Pegollo, tanti cuori nei suoi dipinti, cuori di varie grandezze, piccoli, grandi, medi, in cui si sentono palpitare i sentimenti di questa artista.
Il più bello in assoluto, per me, è “L’urlo, un vortice dell’amore”, un gigantesco vortice rosso, a forma di cuore, che sembra sprigionare una grande forza.
E come ha detto anche Giammarco Puntelli: “Il cuore, come visione ulteriore” e “c’è quantomai bisogno oggi di questo simbolo.”
Altro quadro molto affascinante è “Il Fuoco”, anch’esso emblema dell’amore. Del resto anche il Sommo Dante ricordava che il fuoco divorava i suoi amanti più famosi, Paolo e Francesca.
E molto bello anche “Cuori nel Vento”, in cui diversi piccoli cuori sono avvolti da un blu molto cupo, quasi freddo, come a fare da contrasto. Forse una metafora di quanto sia difficile aprirsi ad un mondo ostile?
Se amate l’arte vi consiglio questa mostra, aperta tutti i giorni, fino al 18 agosto.
Foto a cura di Marco Azzaroli